giovedì 11 ottobre 2012

Sotto il palco: Gartin Fest (1° Settembre '12)

“Benvenuti al gard… ehm gartin fest!”


Di certo non posso vantare un’esperienza immensa o chissà quali credenziali, però di festival e concerti ne ho visti (a bizzeffe) e ho avuto la possibilità di scrivere una mia piccola raccolta di regole per ottenere un festival che ti faccia desiderare come un folle l’edizione successiva... inutile dire che il Gartin le rispetta tutte...

Ecco quindi a tutti voi le mie 5 regole auree per "IL" festival:

1) L’AMBIENTAZIONE:


“palla al centro, inizia il Gartin!”


Se per un concerto singolo l’importante è solo il palco e la capienza del luogo che lo ospita per un festival si deve invece estendere l’attenzione per tutto il luogo, dagli stand ai chioschi passando per i vari luoghi in cui per un motivo o per l’altro dovrai passare, cosa offriva il Gartin?
Totalmente immerso nel verde, nella più assoluta tranquillità che solo la montagna può dare hanno ritagliato un rettangolo di prato poco più grande di un campo da calcio di periferia.
E quando parlo di campo da calcio intendo proprio un campo da calcio, il parcheggio e l’ingresso sono esattamente dietro una porta, sul bordo campo a sinistra (dando le spalle al parcheggio) troviamo un tendone che ospita alcuni tavoli e due chioschi con bevande e cibarie
Subito dopo la metà campo era situato  uno stand con alcune spine per la birra, fiancheggiava questo stand un gazebo con il mixer e la gestione delle luci, in fondo al campo  nell’angolo destro  avevano eretto un quarto chiosco con a fianco un’esposizione dell’artista Ludovico Bomben.
Opposto all'ingresso si trovava il palco.
Inutile dirlo, era stupendo sono rimasto sbalordito, non mi aspettavo minimamente una location simile, con il sole ricalcava perfettamente l'idea di giornata dedicata al verde ed alla musica, la sera invece tutto intorno a noi era così silenzioso da farci credere di essere fuori dal mondo.



2) L’ORGANIZZAZIONE:

“uno scatto da sotto il tendone con le cibarie e le lampadine”


Ai festival è impossibile non interagire con gli organizzatori o lo staff in generale e di solito o per la fretta o per lo stress di rado sono disposti a fermarsi lì con voi a scambiare quattro chiacchere o ricevere magari quei complimenti che si sono guadagnati, al Gartin non fu così (e di complimenti se ne sono guadagnati fin troppi).
Riguardo la gestione dei suoni e delle luci hanno dimostrato una precisione ed un’attenzione immane, di certo non mi aspettavo muri di suono o fuochi pirotecnici però sono rimasto stupito dalla qualità messa a disposizione (a parte qualche leggerissima scivolata con la sincronizzazione delle luci commentata scherzosamente dai tecnici, ero vicino a loro e mi sono comunque gustato tutto lo spettacolo senza soffrire minimante per quel piccolissimo errore).
Per quello che riguardava la distribuzione del cibo e delle bevande anche qui si sono dimostrati puntualissimi, guadagnando moltissimi punti nella mia personale top ten quando mi accorsi che la maionese e il ketchup erano in due dispenser liberamente “trafugabili”, poi è inutile mentire; quando ti preparano il panino e per avvertirti che puoi venire a ritirarlo urlano il tuo nome ai quattro venti ti senti il padrone del mondo.
Subito dopo “i ragazzi del commissariato”  fermai Simone Piva (per chi non lo conoscesse: http://www.myspace.com/simonepivaeiviolavelluto ), lo salutai, si fermò con noi e siccome era lui uno degli organizzatori senza neanche pensare gli dissi:
IO: “hey, in primis complimentoni per tutto questo ma… perché Gartin?”
S.P. : “beh, grazie mille ma non sono stato da solo a farlo, comunque inizialmente volevamo chiamarlo Garden Fest però abbiamo scoperto che un altro festival in Croazia si chiamava così quindi abbiamo deciso di chiamarlo gartin, perché sai, significa arte orientale e in fondo è quello che vogliamo rappresentare! Su, dammi un abbraccio!”
Il giorno dopo lessi:

«L'idea del festival ci è venuta  per valorizzare la scena musicale e artistica nei suoi vari aspetti dell'alto Friuli e abbiamo pensato che un contesto così suggestivo come le montagne della carnia e Cesclans in particolare siano uno dei luoghi migliori per vivere l'arte e la musica».
-Simone Piva, Marco Cacitti, Sabrina Borgu' e Paola Zurczak, gli organizzatori del festival.
Abbracciai Simone e lo feci tornare dai tecnici.
Se con l’ambientazione mi avevano reso felice con l’organizzazione mi hanno portato al settimo cielo.



3) LA PLAYLIST:

“il soundcheck de “i ragazzi del commissariato” sotto quel meraviglioso cielo “


In ogni festival ci sono dei tempi morti tra un soundcheck e l’altro, questi tempi di norma devono essere riempiti da una playlist che ha l’onere di mantenere l’atmosfera eterea creata dal paesaggio (in questo caso), una mia amica folle di gioia ha stilato una piccola lista dei gruppi o dei brani scelti:
Verdena: scegli me
Beastie Boys
Coldplay: the scientist
Tre Allegri Ragazzi Morti
The Pixies – Surfer Rosa (album)
Nirvana- In Utero
Joy Division- Unknown Pleasure
E mille altri…

Insomma sono riusciti a fare una selezione dei brani che non solo ha retto un’atmosfera straordinaria ma hanno dimostrato un’immane cultura musicale ed un ottimo gusto nel riuscire ad abbinare un’incredibile abbondanza di generi musicali senza far prevaricare uno sull’altro, cosa non facile e sicuramente degna di lode.


4) -FINALMENTE- I GRUPPI!

I RAGAZZI DEL COMISSARIATO:

“eccoli al completo con anche il sax che dopo i primi brani ha lasciato il palco lasciando un’ottimo ricordo”


La locandina li definiva un gruppo funky/reggae ed io sinceramente ho sentito in loro solo una fortissima corrente reggae con piccoli zampilli di funky che rendevano più speziati e vivaci i loro brani.
Hanno portato dei brani loro e alcune cover (come wish you where here o knockin on heaven’s door) sempre mantendo il groove che li contraddistingue.
Non hanno mai perso il ritmo restando sulla cresta di un’onda gioiosa alimentata anche dal sax che dopo il quarto brano ha lasciato il palco promettendo di continuare a suonare con la band (a quanto pare il suo  è stato un giovane, e si spera duraturo, ingresso nella band).
Il modo migliore per iniziare la serata e caricare gli spettatori, mi hanno lasciato un’ottima impressione.
Il cantante puntò il dito verso il cielo stupendo e disse: “Vedete? Anche il Biondo oggi è dalla nostra parte!”.
Qualche ora dopo si pentì della sua affermazione.


THE SUPEREGOS

“ed eccolo, il viet sopra la sua centrale elettrica”


Mi aspettavo il duo invece ho trovato sul palco solo Francesco Nguyen (chiamato amichevolmente il Viet) senza la spalla Tommaso Casasola.
L’assenza del collega si è fatta sentire ma di certo non ha rovinato lo spettacolo, il Viet da solo è riuscito a tessere egregiamente tutti i fili di quella coperta di suoni con cui ci ha ricoperto per scaldarci con quella sorta di neo-synth pop che li ha fatti entrare tra i miei ascolti preferiti.
Tra “teenagers love Nietzsche”, “autumn”  e  “summers ends” siamo giunti alla fine seguita dall’immancabile richiesta di un bis.
Alza il capo e timidamente esclama “ne avrei ancora una…”.
La conseguenza  fu ovvia, la suonò e una volta conclusa esclamò “finita”.
Finita la pioggia di applausi iniziarono a cadere le prime gocce di una vera pioggia, e mentre la felpa iniziava a bagnarsi nominai mentalmente (così come feci per il Pietrasonica) il mio gruppo preferito del festival: The SuperEgoes.
A voi:



5) …COLPI DI SCENA!

“avete mai usato un furgone per proiettare un video musicale?”


Ogni festival deve avere qualche colpo di scena, questo ne ha avuti ben DUE, uno bellissimo ed uno veramente spiacevole (a voi l’ardua sentenza).
I ragazzi di upon a dream (http://www.uponadream.it/Sito/Home.html) si portarono da Gemona un portatile ed un proiettore, indecisi su cosa utilizzare per proiettare alcune loro opere optarono per… un furgone!

La scelta fu straordinaria, da un lato avevi il palco e dall’altro poteva ammirare i loro video su uno schermo d’eccezione!
La seconda sorpresa invece fu di gran lunga meno felice, un’acquazzone che interruppe il festival e ci obbligò a rientrare a casa con la camicia zuppa d’acqua ma un sorriso in faccia, il sorriso di chi ha appena potuto sentire ottima musica.

ED I GRUPPI CHE NON HO SENTITO?

THE CHARLESTONES


“questa è una Vera foto! ”

Da Tolmezzo con amore?
No, da Tolmezzo con tutto il brit che le loro tasche potevano contenere.
Rimando al loro link su band camp: http://thecharlestones.bandcamp.com/ .
Nonostante la copertina molto alla One Direction (perché proprio così? Non potevate farla vestiti da cavalli? Perché proprio così platealmente boy band?) questo album ha moltissimo da dire, sicuramente molto più di qualsiasi altra descrizione .
Insomma vi consiglio di comprare il cd, così in macchina potrete canticchiare “Leaving back the sun”, ovvero il pezzo che ho preferito tamburellando sul volante!


GRAND CARABS

“una foto che rappresenta le svariate identità dei Gran Carabs!”

Rock alternativo, di certo non sono alternativi tanto nelle parti musicali (estremamente ben curate) quanto nei testi.
Parlano di me, di te e di quello di cui forse non abbia il coraggio (o l’insanità mentale?) per parlarne.
Chitarre assolutamente non distorte e forti influenze da mille e più generi, uno dei gruppi più interessanti della serata e della nostra scena musicale.
Oramai ho già dedicato un angolo delle mie cuffie al loro studio, e se accettate un consiglio dovreste fare lo stesso anche voi.
Fame di musica? Ecco a voi il loro fritto misto:

Voto: 8/10
Pro: ottimo il posto, la scelta dei gruppi, l’organizzazione… insomma tutto!
Contro: purtroppo la pioggia ha fermato tutto, si poteva sperare in un palco magari al coperto
Giudizio: Sto attendo con ansia la conferma della prossima edizione (vi prego fatela),  non ho altro da dire. Di certo non è un festival volto verso i grandi numeri o un bacino d’utenza immenso ma è nella sua intimità perfetto. Ha voluto tentare e la pioggia purtroppo lo ha interrotto a metà della serata però quello che sono riusciti ad offrire in quelle poche ore è piaciuto, ed è piaciuto tantissimo.

Ferigutti Luca

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